Colonna di Fuco

Quando ancora l'attività compositiva solitamente portava con sé precisi caratteri stilistici tipici della cultura cittadina in cui i compositori - quanto meno - operavano, l'eccellente violinista Giuseppe Matteo Alberti (1685-1751) guardò oltre la siepe e oggi gli è riconosciuto il merito di avere per primo adottato alcuni stilemi del linguaggio vivaldiano al di fuori dell'ambiente veneziano. I dati anagrafici di Alberti sono sovrapponibili, come si vede, a quelli di J.S. Bach, ma a lui non arrise la grandezza creativa e la fortuna (tarda) del Cantor: Bologna, S. Petronio, l'Accademia Filarmonica della sua città - di cui per qualche anno fu "Principe" - le sale del conte Orazio Bargellini per il quale curò l'attività musicale, furono lo scenario che egli calcò da protagonista,

«Si dice che la musica dovrebbe aiutarci a non essere soli con i nostri guai o il nostro disordine; a tenerci compagnia, ma senza annoiarci o prenderci per la giacca, o addirittura rapirci troppo in alto. Ma non tutti i capolavori ne sono capaci: un caso del genere è quello della Quinta sinfonia, che a sentirla bene è come mettersi un leone in casa, tanta è la violenza con cui ci sommerge, la tensione continua che ci impone nel suo corso travolgente»…