Darwish

Mahmud Darwish nasce nel 1941 ad al-Birwa, nell’alta Galilea. Con l’espulsione di massa dei palestinesi, e la costituzione dello stato di Israele (1948), il suo villaggio viene distrutto. La sua famiglia si rifugia in Libano e rientra clandestinamente in Palestina dopo un anno. Da allora Darwish vive nella condizione di profugo e “clandestino” nella sua stessa terra governata da Israele. Per il suo attivismo politico è più volte incarcerato e condannato agli arresti domiciliari. La sua vita è segnata dall’esperienza dell’esilio in Europa e, nel mondo arabo, in Egitto, in Libano e a Tunisi al seguito dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina, del cui consiglio esecutivo fa parte dal 1987 al 1993. Dopo gli accordi di Oslo (1993) rientra nella sua terra e vive tra Ramallah, in Cisgiordania, e Amman, in Giordania..

Emirati composer Ihab Darwish has played music since the age of ten, with a passion for musical composition and expression.

Mahmoud Darwish: Palestine’s Poet and the Other as the Beloved focuses on Palestinian national poet Mahmoud Darwish (1941–2008), whose poetry has helped to shape Palestinian identity and foster Palestinian culture through many decades of the Israeli-Palestinian conflict. Dalya Cohen-Mor explores the poet’s romantic relationship with “Rita,” an Israeli Jewish woman whom he had met in Haifa in his early twenties and to whom he had dedicated a series of love poems and prose passages, among them the iconic poem “Rita and the Gun.

“Il più grande poeta del mondo” José Saramago “Se il nostro mondo fosse un po’ più sensibile e intelligente, più attento alla grandiosità quasi sublime di alcune delle vite che vi si generano, il nome di Mahmud Darwish sarebbe oggi altrettanto conosciuto e ammirato di quanto lo è stato, in vita, quello di Pablo Neruda.” Così dichiarò il grande scrittore portoghese José Saramago. Ed ecco la prima raccolta dei testi in prosa più significativi di uno dei più importanti poeti del Novecento. Dice Elias Sanbar: “Darwish non era ambasciatore del suo paese ma un poeta slegato dalla nazionalità e dal passaporto. Certamente la Palestina era il suo humus, la terra dove affondava le radici: la sua flora e la sua fauna, la sua musica e le sue nuvole; ma tutto questo non doveva essere il suo limite”. Diario di ordinaria tristezza (1973) ripercorre il tempo che precede la scelta dell’esilio – gli arresti domiciliari, gli interrogatori degli ufficiali israeliani, il carcere – e chiude la fase più drasticamente militante del poeta.

Heralding a new period of creativity, In the Wake of the Poetic explores the aesthetics and politics of Palestinian cultural expression in the last two decades.