Daniel Goleman

In questo volume Goleman dialoga con alcuni dei maggiori esperti nel campo della psicologia, dell'educazione e della scienza, allargando i confini del suo pensiero a diversi ambiti del sapere e fornendo al lettore interessanti spunti di riflessione.

Non ci sono più i leader di una volta. Pessima notizia? No, forse è meglio così. Ora che il concetto di intelligenza emotiva è entrato a pieno diritto nella nostra società, anche la vecchia concezione della leadership basata sul potere e sull’autorità è stata definitivamente scalzata. In una realtà che cambia sempre più rapidamente, per risolvere i problemi di aziende e organizzazioni occorre giocare sulle motivazioni profonde di ognuno e allo stesso tempo analizzare lucidamente le proprie, esercitare la difficile arte dell’autocontrollo e della critica senza rinunciare all’empatia. In questo libro Goleman ci spiega come gestire gli stati d’animo di chi lavora con noi e accrescere l’armonia e il talento necessari a garantire lo sviluppo economico e culturale sia delle comunità aziendali sia della società, per imparare a guidare gli altri anche nei momenti più difficili e raggiungere gli obiettivi senza rinunciare a realizzarsi e a crescere.

Perché le persone più intelligenti nel senso tradizionale del termine non sono sempre quelle con cui lavoriamo più volentieri o con cui facciamo amicizia? Perché i bambini dotati ma provenienti da famiglie divise hanno difficoltà a scuola? Perché un ottimo amministratore delegato può riuscire un pessimo venditore? Perché, sostiene Goleman, l'intelligenza non è tutto. A caratterizzare il nostro comportamento e la nostra personalità è una miscela in cui il quoziente intellettivo si fonde con virtù quali l'autocontrollo, la pervicacia, l'empatia e l'attenzione agli altri: in breve, l'intelligenza emotiva.

Un nouveau radar. Les meilleurs cadres d'entreprise ne sont plus aujourd'hui les " chefs " ou les " cerveaux ", mais les " catalyseurs ". Ceux qui savent créer une communauté d'intelligences et de valeurs communes. Et pas seulement ceux pour qui le ressort principal est la rentabilité financière. Comment se définit cette baguette magique ? Daniel Coleman, psychologue américain, l'appelle " l'intelligence émotionnelle ". Le concept est séduisant. Dans les années 80, une entreprise comme IBM allait jusqu'à provoquer délibérément des " états de crise " entre ses employés pour mieux faire jaillir la créativité. Aujourd'hui, l'auteur propose l'empathie telle une vertu cardinale : se mettre à la place des autres, les comprendre, décrypter leurs " pourquoi ", leurs craintes, leurs blocages. Le tout afin de constituer une collectivité harmonieuse où l'intelligence, par la compréhension, prendra le pas sur l'objectif non éclairé. Donc mal assimilé. Cette conjonction du travail en " faisceau ", de la maîtrise de soi et de la capacité à se mettre à la place des autres donne une dimension captivante à l'entreprise.