J.m. Coetzee

Uno scrittore e una psicoterapeuta si confrontano sulla necessità dell'uomo di raccontarsi e di inventare delle storie. J. M. Coetzee e Arabella Kurtz prendono in considerazione la pratica psicoterapeutica, e il suo più ampio contesto sociale, partendo da prospettive diverse, ma al centro di entrambi i loro approcci vi è il comune interesse per la verità e per le storie. Uno scrittore lavora in solitudine, ed è l'unico responsabile della storia che racconta.

This book is about the metanarrative and metafictional elements of J. M. Coetzee’s novels. It draws together authorship, readership, ethics, and formal analysis into one overarching argument about how narratives work the boundary between art and life. On the basis of Coetzee’s writing, it reconsiders the concept of metalepsis, challenges common understandings of self-reflexive discourse, and invites us to rethink our practice as critics and readers.