Snow Crash Neal Stephenson

America, fine del ventesimo secolo. In una società dominata da un capitalismo selvaggio e preda delle grosse corporation che hanno sostituito i governi collassati, tra scorie atomiche e periferie postindustriali, l'unico rifugio è nel Metaverso. Chi può, abbandona la Realtà e sceglie di vivere nel mondo virtuale generato dai computer, dove libertà e piaceri sono limitati solo dall'immaginazione. Ma tutto cambia quando uno strano virus informatico, chiamato Snow Crash, inizia a diffondersi tra gli hacker. L'unica speranza dell'umanità è il meno probabile degli eroi: l'hacker freelance Hiro, fattorino per CosaNostra Pizza nella Realtà e mago del katana nel Metaverso. Capolavoro e summa del post-cyberpunk, a metà strada tra "Neuromante" e "Ready Player One", "Snow Crash" è uno di quei romanzi capaci di ridefinire i confini di un genere, l'opera che ha fatto conoscere il talento narrativo di Neal Stephenson, il «poeta del calcolo che sceglie di scrivere con la stilografica», come lo definì Bruce Sterling.

This is "the Word" – one man's word, certainly – about the art (and artifice) of the state of our computer-centric existence. And considering that the "one man" is Neal Stephenson, "the hacker Hemingway" (Newsweek) – acclaimed novelist, pragmatist, seer, nerd-friendly philosopher, and nationally bestselling author of groundbreaking literary works (Snow Crash, Cryptonomicon, etc., etc.) – the word is well worth hearing. Mostly well-reasoned examination and partial rant, Stephenson's In the Beginning… was the Command Line is a thoughtful, irreverent, hilarious treatise on the cyber-culture past and present; on operating system tyrannies and downloaded popular revolutions; on the Internet, Disney World, Big Bangs, not to mention the meaning of life itself.