Christos Tsiolkas

Dans la banlieue de Melbourne, lors d'un barbecue, un homme donne une gifle à un enfant qui n'est pas le sien. Une révélation littéraire, un extraordinaire roman qui brasse avec une redoutable acuité les sujets les plus divers pour dresser un portrait sans concession de l'Australie d'aujourd'hui, dans la lignée de Jonathan Franzen, Don DeLillo ou Tom Wolfe…

È un delizioso pomeriggio di fine estate a Melbourne, un tempo perfetto per il barbecue di Aisha e Héctor. Affascinante indiana con la carnagione scura liscia e intatta, Aisha si aggira per il giardino di casa dispensando sorrisi. Héctor, suo marito, un quarantenne di origine greca con un po' di grigio sulle tempie, si guarda furtivo in giro. I suoi occhi sono alla disperata ricerca di Connie, una ragazza che lavora nell'ambulatorio di veterinaria di sua moglie. In un angolo del giardino, Bilal, un aborigeno appena convertito all'islam, cerca di rifiutare una birra portatagli da Manoli, padre di Héctor.

‘Patrick White, the un-Australian writer who did more than any other writer in the twentieth century to create an imaginative language that we can call Australian, who unshackled us from the demand that we write as the English do, who recognised, through his own alienation and also through his profound love for his partner, that we were a migrant and mongrel nation forging our own culture and our own language.’