Figurato

The absolute protagonist of this recording is the solo viola da gamba which guides us on a musical journey from 1553 (Tratado de glosas by Diego Ortiz) to 1698/99 (Ricercare per diversi toni by Angelo Michele Bertalotti and The Complete Violist by Benjamin Hely). In so doing, it puts us in touch with a repertoire that may not be universally known, but still deserves to be discovered. Above all, it must be disclosed because it gives tangible testimonies that partially rectify some deep-rooted convictions about the viola da gamba. In fact, contrary to what is often believed, after blossoming in the Renaissance, this instrument did not leave the stage ex abrupto in the mid-17th century, crushed beneath the increasing weight of the cello. Instead, it continued to enjoy its own literature, certainly less striking but not less relevant. We are referring not only to the better-documented compositions for consort, but also to the solo repertoire which frequently had didactic and artistic value - often characterized by chamber allure due to its reserved nature.

Volete sapere cosa si prova a essere ricchi sfondati? Ci piacerebbe soddisfare questa curiosità ma, ahinoi, non siamo proprio in grado di fornirvi notizie di prima mano. Tuttavia, per farsene un’idea in attesa di fortunati sviluppi, potremmo consigliarvi “Un’eredità per Cico”, il numero 21 della collana Zagor presenta Cico, in edicola adesso. In questa divertente avventura…

«Ho raccontato più volte che la sfida dei quattordici ottomila è nata con una storia d'amore e lo strano è che le mie parole sono sempre state interpretate in senso figurato, quando invece erano reali. Ma forse non è poi così strano, visto che quanto mi accingo a dire adesso non l'ho quasi mai rivelato.» Un libro confessione, questo di Edurne Pasaban, una fra i maggiori interpreti dell'himalaysmo contemporaneo, che racconta di un'adolescenza trascorsa più fra i boschi e le montagne che in discoteca e che prosegue con l'ineluttabilità di una passione invincibile: quella per l'alpinismo.

Nell'età delle masse la politica deve parlare a tutti e adottare un linguaggio semplice e persuasivo; il parlare figurato, per metafore e apologhi, è strumento principe della propaganda. Così non stupisce che la politica ami, alla lettera, raccontar favole. Non tanto (o non solo) nel senso di dire panzane, ma in quello di riusare strutture narrative proprie della tradizione favolistica, mescolando al dato reale elementi di satira, leggende, miracolistica, zoologia, fisiognomica, profezia. Ecco allora Pinocchio diventare campione fascista ma anche comunista, il lupo di Cappuccetto rosso impersonare Togliatti e Truman e Stalin vestire i panni dell'Orco mangiafuoco. Il grottesco mondo della propaganda politica riportato alla luce in un divertente e istruttivo campionario di favole che la politica, soprattutto negli anni della guerra fredda, ha propinato agli italiani.