Oltre ad essere un’interprete di livello, la cantante Maria Pia De Vito ha al suo attivo progetti sempre interessanti e originali. Ricordiamo Il Pergolese, omaggio jazz alla musica del compositore settecentesco, e il recente Coraçao dedicato alla musica brasiliana con i testi tradotti in napoletano (ne abbiamo parlato in occasione di Umbria Jazz Winter 2017/18). Stavolta la musicista recupera la forma della moresca, antica danza di origine araba con i testi generalmente di carattere grottesco. Nella Napoli, città di origine della solista, questa forma fu molto popolare: uno degli artefici della sua riscoperta in tempi moderni è stato Roberto De Simone che l’ha inserita nella sua Gatta Cenerentola, ma al tempo stesso vari gruppi vocali (King’s Singers e Orlando Consort) la propongono nel loro repertorio.
Veteran Italian rock band Pooh formed in Bologna in 1966. During the late '60s, the band featured Roby Facchinetti, Valerio Negrini, Dodi Battaglia, and Riccardo Fogli, but after Negrini left in 1971, the band recruited guitarist, bassist, and vocalist Red Canzian plus drummer and percussionist Stefano D'Orazio, and began a long run as one of the best and most popular Italian rockers of their times. The band recorded for many labels, including CBS, Vedette, CGD (Compagnia Generale del Disco), and Warner Music Italy, selling over 100 million records in the process. Pooh continued to tour and record continually up into the 2010s, but in late 2016 they decided to call it quits by the end of the year, in order to complete their 50-year anniversary as a band.
Third, album pubblicato dall'etichetta abruzzese Wide Sound è, come si può intuire dal titolo, il terzo disco di Pippo Matino, bassista elettrico napoletano tra i più interessanti del panorama strumentale europeo e musicista poliedrico il cui repertorio spazia dalla musica leggera italiana alla musica jazz nonchè alle contaminazioni di questa con il funky, il blues e il rock.
L’ensemble Cosarara, diretto da Giuseppe Camerlingo, propone la prima registrazione della trascrizione dello “Stabat Mater” di Pergolesi scritta nel 1810 a Giovanni Paisiello per un’esecuzione nel Duomo di Napoli. Il cavalier Paisiello proclama che non intende “dipartirsi dall’originalità”, ma eccome se aggiunge; gli strumenti a fiato e soprattutto quell’espressività più realista e più corposa che nel 1735, al tempo della creazione del capolavoro, subito notissimo in Europa, di Pergolesi, non preoccupava i compositori. L’Ottocento esige già il suo prezzo.